Via Crucis
Portare
la croce
La Passione di Gesù è il più grande dramma d’amore. Cristo non poteva fare di più per dimostrarci quanto ci ama. Per questo il cammino della Croce è invito alla preghiera, alla gratitudine; è scuola di misericordia, di umiltà, di carità.
Con
Maria Santissima, la Madre che ha vissuto tutta la Passione del Figlio,
ripercorriamo la Via della Croce che ci offrirà un rigoroso confronto di vita e
ci indurrà a intraprendere un cammino di conversione.
Preghiamo: Gesù, nostro Signore, stiamo per compiere il cammino che tu hai percorso con la croce: donaci di provare i tuoi stessi sentimenti. Una volta crocifissi e morti con te, concedici di superare il nostro egoismo, perché si attui in noi la tua risurrezione.
PRIMA
STAZIONE: Gesù è condannato a morte
Sacerdote:
Dal Vangelo secondo san Matteo.
«Mentre
lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora
Pilato gli disse:
–
Non senti quante cose attestano contro di te? Ma Gesù non gli rispose neanche
una parola, con grande meraviglia del governatore. Pilato, visto che non
otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell’acqua, si
lavò le mani davanti alla folla: – Non sono responsabile, disse, di questo
sangue; vedetevela voi! E tutto il popolo rispose: – Il suo sangue ricada
sopra di noi e sopra i nostri figli. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver
fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso» (Mt
27,12-14.24-26).
Riflessione:
Signore, tu sei sorprendente: onnipotente e debole, santo e condannato. Ma è
giunta l’ora di occultare il tuo potere e la tua santità, l’ora del potere
delle tenebre. Ai miracoli in favore degli uomini, segue un evento inverosimile:
Dio è posto davanti a un tribunale umano. E da questo giudizio, esci condannato
alla pena di morte. Tutta la tua vita finisce qui: i tuoi gloriosi miracoli, la
tua sublime dottrina, la tua opera di trasformazione del mondo.
«Ha
fatto tutto bene», diceva la gente semplice; però il tuo vangelo ti ha creato
dei nemici: quelli che tu hai chiamato «razza di vipere», «sepolcri
imbiancati». L’invidia per il tuo trionfo, la rabbia per il prestigio
perduto, il tradimento di uno dei tuoi e i peccati di tutti gli uomini hanno
ottenuto da Pilato, da un uomo debole, la tua condanna.
Tu
torni a essere condannato in tutti. Io stesso giudico con leggerezza il prossimo
e sbaglio. Parlo contro chi mi mette in difficoltà, contro chi non la pensa
come me, contro chi mi molesta e, in essi, condanno te. Credo di essere dei tuoi
e non comprendo neppure l’ABC della tua dottrina. Nel fondo del cuore, non
sono altro che Pilato.
Lettore: Perdona, Signore Gesù, se spesso ci nascondiamo per non comprometterci, se rifiutiamo il sacrificio, l’umiliazione, le posizioni scomode, il servizio. Perdona se non riusciamo a pregare per chi ci tratta male e pretendiamo di essere trattati diversamente da te.
–
Maria, Madre che ci conduci a salvezza,•
apri il nostro cuore a Cristo
–
Madre partecipe del nostro dolore
–
Madre che ci sostieni nella prova
Sacerdote:
Dio onnipotente ed eterno, fa’ che l’animo nostro partecipi intensamente
alla celebrazione della passione del Figlio tuo Gesù, perché, rinnovati nello
spirito, otteniamo il tuo perdono.
SECONDA
STAZIONE: Gesù si avvia, portando la croce, sulla strada del Calvario
Sacerdote:
Dal Vangelo secondo san Giovanni.
«Pilato
consegnò loro Gesù perché fosse crocifisso. Essi lo presero ed egli, portando
la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo
crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù
nel mezzo» (Gv 19,16-18).
Riflessione:
Flagellandoti e opprimendoti con il peso della croce, l’uomo crede di
toglierti la vita. Invece, obbediente al disegno del Padre, sei tu che doni la
vita con decisione di fronte alla resistenza dei tuoi e con la certezza di ciò
che ti aspetta.
«Ecco,
noi stiamo salendo a Gerusalemme»: il momento solenne dell’annuncio della tua
Pasqua, del tuo passaggio, attraverso la croce, alla Gloria. Inizi da qui il
cammino verso il Padre, un cammino che passa attraverso la morte, il cammino del
Calvario.
Sei
qui, come agnello portato al macello, come un nuovo Isacco verso il monte del
sacrificio; con i segni di una notte di tormenti nella tua carne, con
l’angoscia e la paura di fronte alla morte, con la croce, che pesa tanto
quanto l’umanità intera.
Tu
sei la via verso il Padre, la verità e la vita: ci hai appianato questo
difficile cammino di dolore.
È
la legge del tuo Vangelo: per arrivare al Padre, alla gloria, dobbiamo prendere
sulle spalle la croce e seguirti. Solo a questo prezzo è possibile essere tuoi
discepoli.
Lettore:
Concedici, Gesù, una vita di rettitudine e di coraggio. Fa’ che non ci
vergogniamo di riconoscerti davanti a tutti come Signore e fa’ che accettiamo
di vivere, con gioia, le conseguenze e gli impegni della Fede.
–
Maria, Donna del sì senza riserve,•
fa’ che niente ci turbi né ci sgomenti
–
Donna forte nel dolore
–
Donna nuova e maestra di vita
Sacerdote:
Padre santo, per il nostro bene ci hai comandato di controllare il corpo con la
virtù della temperanza: aiutaci a liberarci dalle tentazioni del peccato e a
impegnarci nel compimento filiale della tua santa legge.
TERZA
STAZIONE: Gesù cade per la prima volta sotto il peso della croce
Sacerdote:
Dalla prima lettera di san
Pietro apostolo.
«Cristo
patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non
commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non
rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la
sua causa a colui che giudica con giustizia.
Egli
portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non
vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete
stati guariti.
Eravate
erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre
anime» (1 Pt 2,21-25).
Riflessione:
Davanti all’avvenimento della tua morte, rischio di non dare importanza a una
caduta, ma, se penso bene a chi sei, inorridisco vedendo te, mio Dio, caduto a
terra, tra i nemici e i curiosi, tra gli scherni e il disprezzo.
Sembra
che tu abbia smesso di essere Dio, per non essere altro che uomo, soltanto uomo,
sentendo nella tua carne lo strazio del dolore, esaurendo le tue ultime forze,
sopra la dura terra, abbracciato alla tua croce.
Ci
hai visti caduti e l’amore ti ha spinto alla grande avventura di farti come
tutti noi: sottomesso al dolore, alla tristezza e alla morte.
E
tu, «colui che è senza peccato», passi ora per colpevole.
Per
questo sei a terra come vittima del mondo, come espiazione per i peccati di
tutti. Però cadendo, sollevi tutti noi.
E
anche io, caduto, come un nuovo figliol prodigo, trarrò dalla tua grazia la
forza di vincere: «Mi leverò e andrò da mio Padre».
Lettore:
Colmaci, Signore Gesù, del tuo Spirito d’Amore per poter consolare chi
piange. Perdona la nostra indifferenza, la durezza di cuore, la fretta. Perdona
il disimpegno, la superficialità, l’evasione. Rendici capaci di comunicare la
speranza.
–
Maria, conforto di chi è stato tradito e abbandonato,•
guarisci il nostro cuore
–
Maria, speranza degli oppressi e degli indifesi
–
Maria, fiducia dei più poveri e degli «ultimi»
Sacerdote:
Salvatore nostro, tu non temi il
peso della croce quanto i nostri egoismi. Sradicali dall’anima nostra, noi non
ne abbiamo le forze se tu non ci aiuti. Donaci la capacità d’intraprendere il
cammino nella certezza che tu sei in fondo alla via ad aspettarci e ad
abbracciarci.
QUARTA
STAZIONE: Gesù incontra sua Madre afflitta
Sacerdote:
Dal libro delle Lamentazioni.
«Voi
tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile
al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta, e con cui il Signore mi ha punito.
Per
tali cose io piango, dal mio occhio scorrono lacrime, perché lontano da me è
chi consola.
Con
che cosa ti metterò a confronto? A che cosa ti paragonerò, figlia di
Gerusalemme?
Che
cosa eguaglierò a te per consolarti, vergine figlia di Sion?
Poiché
grande come il mare è la tua rovina.
Contro
di te battono le mani quanti passano per la via; fischiano, scrollano il capo
sulla figlia di Gerusalemme:
“è
questa la città che dicevano bellezza perfetta, gioia di tutta la terra?
Guarda, Signore, e considera: chi mai hai trattato così?”» (Lam 1,12.16;
2,13.15.20).
Riflessione:
Quando tutto il gregge è disperso e la fede dei suoi discepoli vacilla, Maria
ti viene incontro, sul cammino del Calvario, come discepola prediletta. È
necessario essere madre e madre vergine e, soprattutto, è necessario essere
Madre di Dio, per poter provare l’afflizione della tua anima. «Voi tutti che
passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio
dolore» (Lam 1,12). Al dolore di Maria per Gesù! Al dolore delle madri per i
loro figli! Perché non pensare oggi alle tragedie familiari che accadono nelle
nostre case o nelle nostre strade?
Se
Dio non risparmia i migliori, suo Figlio, sua Madre, deve essere perché il
dolore ha un senso. Tutti dobbiamo percorrere la via della tribolazione, tutto
il mondo è pieno di tragedie; ribellarsi non è cristiano; rassegnarsi neppure:
è solo umano.
Lungo
la via dell’afflizione e del dolore, se fai un passo, incontri Cristo che ti
invita: «Venite, affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28). Chi
vuole prendere la propria croce e seguire Gesù e Maria fino al Calvario?
Lettore:
Maria, sempre presente nell’ora della prova, rendici attenti al dolore dei
fratelli e guida i nostri passi verso chi soffre. Apri il nostro cuore alla
comprensione, all’accoglienza, alla partecipazione. Fa’ che, nell’ora
della Croce, il Signore ci trovi, come te, al nostro posto.
–
Madre della Chiesa che soffre e spera•
illumina il nostro cuore
–
Madre di Cristo umiliato e glorificato
–
Madre di Dio e dell’umanità
Sacerdote:
Padre santo, tu hai voluto che la Madre condividesse i dolori del Figlio tuo, ai
piedi della croce; fa’ che la Chiesa, unendosi con Maria alla passione di
Cristo, meriti di partecipare alla sua risurrezione.
QUINTA
STAZIONE: Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce
Sacerdote:
Dal Vangelo secondo san Marco.
«Dopo
averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi
lo condussero fuori per crocifiggerlo. Allora costrinsero un tale che passava,
un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo,
a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Golgota, che significa
luogo del cranio» (Mc 15,20-22).
Riflessione:
Una scena umana lungo questo cammino di patimenti: dopo la caduta, hanno capito
che non puoi arrivare fino alla cima e vogliono aiutarti, perché devi essere
crocifisso, non devi soccombere prima, altrimenti che piacere sarebbe!
Per
questo obbligano un uomo qualunque, un uomo semplice che vive immerso nel suo
lavoro, il più estraneo alla tua tragedia, a essere il compagno più vicino
nella tua difficile impresa di redenzione.
Simone
di Cirene, il prototipo del migliore degli uomini, di ciò che di cristiano c’è
in tutti noi, ti segue con la croce, più tardi ti seguirà come discepolo.
La
croce è sempre stata un simbolo di amore: nella tua croce ci hai amati fino
alla fine; nella nostra completiamo ciò che manca alla tua, dentro il tuo
corpo, la Chiesa. È aiutando i fratelli, come Simone di Cirene, che
collaboriamo alla tua grandiosa impresa.
In
ogni vita umana si percorre il cammino del Calvario e noi dobbiamo esserne i
cirenei. Amare, incoraggiare, aiutare, condividere i problemi degli altri,
sapendo che, portando la loro croce, portiamo la tua al Calvario.
In
tutti, sei tu che ci doni il giogo dolce e il carico leggero della tua croce.
Essere cirenei, oggi, significa realizzare il tuo comandamento: amarci come tu
ci hai amato.
Lettore:
Dilata gli spazi del nostro cuore, Signore, perché possiamo essere una presenza
d’amore presso i nostri fratelli, specie i più deboli e sofferenti, i giovani
e gli emarginati. Il tuo Spirito ci aiuti a intuire le loro necessità e a
sacrificare le nostre comodità, il nostro tempo, i nostri progetti alle
esigenze della carità. Amen.
–
Madre unita all’opera del Salvatore, •
rendici misericordiosi
–
Madre associata alla passione del Figlio
–
Madre di clemenza e di perdono
Sacerdote:
Maestro amabile, purifica e proteggi la tua Chiesa con infinita misericordia.
Senza il tuo aiuto, non può mantenere la sua fedeltà; guidala, sostienila e
difendila dal male, sempre.
SESTA
STAZIONE: La Veronica terge il volto di Gesù
Sacerdote:
Dal libro del profeta Isaia.
«Come
molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo
aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo – così si
meravigliarono di lui molte genti... Non ha apparenza né bellezza per attirare
i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto
dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al
quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri
dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato
trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo
che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati
guariti» (Is 52,14; 53,2-5).
Riflessione:
Alla fine, il cuore di una donna, un cuore compassionevole, sensibile alla
disgrazia, decide di aiutarti, anche solo astergendo il sangue dal tuo volto. In
questa donna c’è qualcosa di nuovo: un grande coraggio, il coraggio di sapere
prescindere dalle circostanze. Veronica sembra una discepola che ha capito le
tue parole: «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo
riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32).
La
donna che ti ha asciugato il volto insanguinato ha ricevuto come risposta la tua
immagine impressa nella tela: il tuo volto santo, immagine del Dio invisibile,
di Colui per mezzo del quale tutte le cose sono state create, primogenito di
tutte le creature e che ora non sembra neppure un uomo.
Come
Veronica, ho ricevuto anch’io la tua immagine nel battesimo e, prestandoti il
mio volto per mezzo delle mie opere, devo farla brillare davanti a tutto il
mondo: perché gli uomini, vedendo questa testimonianza, glorifichino il Padre
che è nei cieli.
Non
è semplice imparare la lezione da Veronica. Ci costa comprometterci in
posizioni difficili: è scomodo schierarsi dalla tua parte. E mi dimentico di te
che, per cambiare il mondo, ti sei giocato la vita in tre anni!
Lettore:
Signore Gesù, rendi limpidi i nostri occhi, perché sappiamo scoprire il tuo
volto nei fratelli e, con la nostra vita onesta e pura, possiamo rivelare la tua
presenza in noi. Rendici forti e temperanti, prudenti e coraggiosi perché il
nostro cuore sia orientato sempre e solo verso Dio. Amen.
–
Maria, Madre d’amore e di tenerezza, •
uniscici alle sofferenze di Cristo
–
Madre di bontà e di consolazione
–
Madre di speranza e di conforto
Sacerdote:
Dio nostro, che concedi ai giusti il premio dei loro meriti e rimetti i peccati
ai peccatori che si pentono, donaci il coraggio di avvicinare in ogni momento il
fratello sfigurato dalla solitudine e dalla sofferenza della povertà, e farlo
con infinita delicatezza per amore tuo.
SETTIMA
STAZIONE: Gesù cade per la seconda volta sotto il peso della croce
Sacerdote:
Dal libro del profeta Isaia.
«Il
Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi
sono tirato indietro.
Ho
presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la
barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il
Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia
faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso.
Ecco,
il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Ecco, come una veste si
logorano tutti, la tignola li divora.
Chi
tra di voi teme il Signore ascolti la voce del suo servo! Colui che cammina
nelle tenebre, senza avere luce, speri nel nome del Signore, si appoggi al suo
Dio» (Is 50,5-10).
Riflessione:
Per la seconda volta, cadi a terra. Ti sei fatto debole per curare la nostra
debolezza e, prendendo le nostre spoglie di peccatori, hai ucciso il peccato
nella nostra carne.
Ti
sei fatto peccato per noi e al posto nostro, ti sei umiliato per il tuo Padre.
Poiché
l’uomo è caduto, ora cadi tu, sotto il peso dei peccati di tutti.
Dio
potente e uomo debole, dominato dalla debolezza della carne, caduto in terra,
occupi il posto del colpevole, che ora diventa il tuo persecutore.
La
tua caduta ci ricorda il peccato. Cadere e rialzarsi è la legge dell’uomo.
Non
comprendiamo la malizia e la ribellione del peccato, tuo nemico principale, a
causa del quale muori. Così pecchiamo ogni giorno e, peccando, ti crocifiggiamo
di nuovo. Questo è il tuo disegno: che la tentazione metta gli uomini alla
prova.
Lungo
il cammino disseminato di pericoli, con l’anima addolorata, ti chiediamo ciò
che tu ci hai insegnato: «Non ci indurre in tentazione».
Lettore:
Sostienici, Signore Gesù, con la tua forza, perché possiamo sopportare
serenamente le contraddizioni, parlare con dolcezza e affabilità
all’arrogante e all’importuno. Rendici umili, miti e arrendevoli,
disponibili alla collaborazione, profondamente buoni anche di fronte alla
provocazione e alla prepotenza.
–
Maria, fiducia di chi spera in te, •
rendi buono il nostro cuore
–
Maria, fortezza di chi confida in te
–
Maria, salvezza di chi si rifugia in te
Sacerdote:
Fratello nostro, umiliato e distrutto dal peso del peccato, tu sei l’amore!
Sta’ accanto ad ogni uomo che tenta di rialzarsi; fagli incontrare quella mano
amica che anche tu invano hai cercato e atteso nel doloroso tragitto del
Calvario.
OTTAVA
STAZIONE: Gesù parla alle donne di Gerusalemme che piangono per lui
Sacerdote:
Dal Vangelo secondo san Luca.
«Lo
seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano
lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: – Figlie di
Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri
figli. Ecco verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che
non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a
dire ai monti: Cadete su di noi, e ai colli: Copriteci. Perché se trattano così
il legno verde, che avverrà del legno secco?» (Lc 23,27-31).
Riflessione:
Non tutti, Signore, si rallegrano della tua morte: queste madri, donne
compassionevoli, forse hanno visto i tuoi prodigi, forse hanno udito dalle tue
labbra la giustizia, la purezza, la fermezza della dottrina evangelica del regno
e hanno creduto di vedere compiute in te le promesse di Dio al suo popolo. E non
si rassegnano al vedere tutta la tua opera e la tua persona oppresse così
ingiustamente.
Forse
piangono per questo motivo, oppure per istinto o forse i loro cuori teneri sanno
piangere anche per le miserie altrui.
Però
tu ricordi loro che essere madri è una cosa seria: «Piangete su voi stesse e
sui vostri figli», piangete per le tragedie intime che nessuno conosce, per il
calvario di ogni essere umano.
Solo
una madre ha l’anima pronta a piangere e a comprendere tutto.
Il
pianto è qualcosa proprio del nostro essere umani. Tu stesso, partecipe della
debolezza della nostra carne, hai pianto per Lazzaro, tuo amico, e per
Gerusalemme, la tua patria.
È
bene che noi piangiamo oggi l’ingiustizia della tua morte, però tu ci inviti
a piangere in altro modo. Per questo preferisci che piangiamo per noi stessi:
piangere significa pentirci del peccato, piangere significa fare una giusta
penitenza. Oggi piangiamo pubblicamente le nostre colpe. Si compia in noi la tua
parola: «Beati gli afflitti, perché saranno consolati» (Mt 5,4).
Lettore:
Concedici, Signore, di lasciarci penetrare e scuotere dalla forza del tuo
Spirito, perché la nostra vita, alla luce della tua Parola, sia un quotidiano
cammino nel tuo amore che ci trasforma in apostoli, profeti e testimoni del tuo
Regno.
–
Maria, Donna che hai creduto nell’annuncio dell’angelo, •
insegnaci a fare tutto ciò che Gesù ci dirà
–
Donna che hai accolto il Signore
–
Donna che non hai dubitato di Dio
Sacerdote:
Dio onnipotente, guarda la fragilità della nostra natura e, con la forza della
passione del tuo Figlio, innalza la nostra debole speranza. Fa’ che piangiamo
i nostri peccati e ci rendiamo disponibili ai fratelli.
NONA
STAZIONE: Gesù cade per la terza volta sotto il peso della croce
Sacerdote:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.
«Abbiate
in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo
di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma
spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli
uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla
morte e alla morte di croce.
Per
questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni
altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla
terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a
gloria di Dio Padre» (Fil 2,7-11).
Riflessione:
Il cammino della croce, lungo e penoso, ti avvicina già alla cima, ma cadi per
la terza volta a terra, abbracciando questo mondo che hai amato fino alla fine,
e ti offri ai piedi del monte, in olocausto per i peccati degli uomini.
Sei
uomo e ti costa fare quel passo che ti porta fino alla morte: la tua è anima
angosciata e le forze del tuo corpo si sono esaurite, crolli esanime: sembra che
tutto finisca qui.
Invece
no: questa caduta è un’attesa; il cammino si conclude al Calvario.
Parallelamente
alla via della croce, noi percorriamo un cammino contrario: quello della gloria,
del piacere, della bella vita e delle ricchezze. Qui cadiamo tutti: tre, cento,
mille volte, è l’insidiosa trappola del peccato. Per questo, la tua terza
caduta mi rimprovera il mio peccato più recente, quello che tu solo e io
conosciamo bene. E, allo stesso tempo, rimprovera anche la caduta della nostra
società: la famiglia si distrugge, l’egoismo separa gli sposi e i genitori
dai figli; i tuoi ministri non sono concordi e a volte sono rivali tra di loro,
come se fossero nemici. Quante divisioni nel tuo nome! Ci sono migliaia di
persone che non compiono il proprio dovere nel lavoro e hanno un impiego solo
per guadagnare denaro. Eppure si gloriano del nome di cristiani. Signore, il
mondo e io ci dichiariamo colpevoli oggi della tua passione e della tua morte.
Lettore:
Signore, tieni viva la nostra fame e sete di te perché sentiamo l’urgenza di
convertirci, di riconciliarci con te e con tutti e di aderire con tutta
l’anima alle richieste del tuo Vangelo.
–
Maria, che ci insegni a sperare, •
converti il nostro cuore all’amore
–
Maria, che ci insegni a credere
–
Maria, che ci insegni a perdonare
Sacerdote:
Padre d’infinito amore, che hai donato alla tua Chiesa lo Spirito di santità,
fa’ che non ridiamo delle cadute altrui, ma che ci comportiamo con lealtà in
ogni ambito civile ed ecclesiale.
DECIMA
STAZIONE: Gesù è spogliato delle sue vesti
Sacerdote:
Dal Vangelo secondo san
Giovanni.
«I
soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero
quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza
cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro:
– Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca.
Così
si adempiva la Scrittura: “Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia
tunica han gettato la sorte”. E i soldati fecero proprio così» (Gv
19,23-24).
Riflessione:
Ormai sei salito sulla cima del Calvario, la meta che l’odio degli uomini, o
meglio, il disegno di salvezza del Padre tuo, ti ha preparato. E tu che non hai
avuto né dimora né riparo, tu che hai fatto dei poveri e degli infermi i tuoi
amici e hai lanciato al mondo degli egoisti la grande sfida delle tue
Beatitudini, ora realizzi la tua difficile dottrina nella tua persona.
Sei
nato povero, ignorato, sei vissuto della generosità di coloro che ti
ascoltavano, hai abbandonato tutto e, dalla cattedra suprema della tua croce, ci
insegni l’esempio della spoliazione totale: ti tolgono anche la sola cosa che
porti, i tuoi vestiti.
Il
dolore delle tue ferite aperte, l’ignominia del tuo corpo nudo, lo scherno dei
tuoi nemici trionfanti. Ti vedo, Signore, nudo, spogliato e ti confronto con i
cristiani attaccati ai loro beni.
Abbiamo
alterato l’immagine della tua Chiesa: cerchiamo per essa, come valore supremo,
i beni e i favori umani. Invece tu vuoi una Chiesa spogliata del lustro della
magnificenza esteriore. Una Chiesa come te, umile e povera, con l’arma
dell’esempio e della tua parola, sarà ancora capace di convincere il mondo.
Però non illudiamoci: chi segue questo cammino, sa di morire crocifisso.
Lettore:
Signore Gesù, rendici liberi, spogli delle nostre sicurezze. Sgombra il nostro
cuore dall’avidità di stima, di affetto, di beni, di piaceri, di sapere.
Toglici l’affanno per il domani e concedici di servirti in letizia e speranza.
–
Vergine che conosci il dolore e l’angoscia, •
rendici poveri e piccoli
–
Vergine che conosci l’esilio e l’umiliazione
–
Vergine che conosci la povertà e il sacrificio
Sacerdote:
Dio onnipotente ed eterno, tu
hai voluto che il nostro Salvatore si facesse uomo e morisse sulla croce perché
tutti noi seguissimo il suo esempio; concedici che gli insegnamenti della sua
passione ci servano come testimonianza e che un giorno partecipiamo della sua
risurrezione gloriosa.
UNDICESIMA
STAZIONE: Gesù è inchiodato alla croce
Sacerdote:
dal Vangelo secondo san Luca.
«Quando
giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a
destra e l’altro a sinistra.
Gesù
diceva: – Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno...
Il
popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo:– Ha salvato gli
altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto.
Anche
i soldati lo schernivano e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e
dicevano: – Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso. C’era anche una
scritta sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei» (Lc 23,33-38).
Riflessione:
Ascolto il racconto e tremo perché è semplice e divino: «là crocifissero lui
e i due malfattori».
Niente
di impuro, Signore, può macchiarti, perché sei il Santo tra i santi, niente può
umiliarti davanti agli uomini, dopo essere disceso nella nostra carne.
I
tuoi nemici credono di averti vinto, invece tu sali al trono del tuo trionfo, da
cui attrai a te ogni cosa. Credono di vendicarsi e di prendersi gioco di te,
chiamandoti «Re dei Giudei», invece tu regnerai per sempre su questo legno.
Inchiodano
te, che esisti da sempre, su una trave, come se inchiodassero ad essa la tua
potenza, la tua sapienza e la tua santità, come se non fossi il Figlio di Dio
che loro temono. Non è facile, Signore, essere tuoi discepoli in questo mondo
pieno di interessi umani.
La
croce mi attende da ogni parte e mi sento tentato di cedere allo scoraggiamento.
Tu mi insegni a essere perseverante nel compiere il dovere, fino alla morte, e
solo nella croce sarò riconosciuto da te come discepolo. Niente può sembrarci
umiliante, dopo averti visto crocifisso.
Lettore:
Aiutaci, Signore Gesù, ad essere operatori di pace, a perdonare offese,
ingratitudini e torti ricevuti. La tua grazia ci faccia superare suscettibilità
e risentimenti. Il contatto con te, Parola e Pane, plachi il nostro cuore e lo
colmi della tua pace.
–
Madre che hai affrontato consapevolmente il dolore, •
sostieni la nostra fedeltà
–
Madre sempre presente nella nostra sofferenza
–
Madre che hai atteso la Risurrezione
Sacerdote:
O Dio, che hai redento gli
uomini con il sangue prezioso del tuo Figlio Unigenito, conserva in noi
l’azione della tua misericordia, perché, celebrando sempre il mistero della
nostra salvezza, possiamo goderne i frutti eterni.
DODICESIMA
STAZIONE: Gesù muore sulla croce
Sacerdote:
Dal Vangelo secondo san Matteo.
«Da
mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso
le tre, Gesù gridò a gran voce: – Elì, Elì, lemà sabactàni?, che
significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”...
Subito
uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una
canna e così gli dava da bere... E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
Ed
ecco, il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si
scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi
morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono
nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui
facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva,
furono presi da grande timore e dicevano: – Davvero costui era Figlio di Dio!»
(Mt 27,45-54).
Riflessione:
È giunta l’ora tante volte annunciata di passare da questo mondo al Padre,
l’ora suprema della tua morte: apparentemente, l’ora del fallimento, in
realtà, l’ora gloriosa del tuo trionfo.
Nella
Pasqua sei stato immolato come nuovo Agnello per espiare i peccati degli uomini.
Così hai compiuto la tua opera di redenzione.
Sei
morto come un Dio, dopo un periodo di dolore estremo, consegnando il tuo spirito
nelle braccia del Padre, davanti allo stupore della Creazione.
Sei
nato per morire per noi, ma ti sei sottomesso alla morte per amore. È il caro
prezzo del riscatto che ti ha chiesto il Padre venendo in questo mondo. «Dio
infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio» (Gv 3,16).
Vedendoti
così sulla croce, con la nobile maestà di chi sa trionfare sulla morte,
comprendo che il morire per gli uomini ha senso solo se essi sanno morire come
te.
Morire
non è un’avventura incerta, perché tu ci precedi e vinci la morte con la tua
propria morte. Morire, per il cristiano, significa passare da questo mondo al
Padre, umiliarsi come te, per essere esaltato fino alla gloria. La morte non è
la fine di una vita oltre la quale non c’è più nulla da sperare: è il
coronamento di una vita vissuta al servizio della tua causa, potendo dire: «Tutto
è compiuto!».
Lettore:
Maria, sostieni la nostra fede quando il Signore ci chiede di amarlo più del
progetto, della cosa o della persona più cara; quando tutto crolla in noi e
attorno a noi. Fa’ che, come te, speriamo contro ogni speranza perché
sappiamo in chi abbiamo posto la nostra fiducia.
–
Maria, aiuto e conforto dei morenti, •
insegnaci a consolare
–
Maria, aiuto di chi è solo nel dolore
–
Maria, aiuto di chi è disprezzato e rifiutato
Sacerdote:
Gesù Salvatore, hai consegnato
la tua vita per amore, hai amato l’uomo fino allo spasimo: dona ai tuoi fedeli
la disponibilità a cercarti e a riconoscerti in mezzo ai fratelli consumati
dalle sofferenze umane e spirituali.
TREDICESIMA
STAZIONE: Gesù è deposto dalla croce
Sacerdote:
dal Vangelo secondo san
Giovanni.
«Era
il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce
durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato
che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i
soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato
crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto,
non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la
lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la
sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi
crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: “Non gli
sarà spezzato alcun osso”. E un altro passo della Scrittura dice ancora:
“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.
Dopo
questi fatti, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto
per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo
concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù» (Gv 19,31-38).
Riflessione:
Tutto è compiuto. Coloro che si prendono cura di te sono incapaci di cogliere
la trascendenza di questa ora in cui Dio è morto sulla croce.
Mi
impressiona la sincera confessione del centurione romano: «Davvero costui era
Figlio di Dio!»; il timore di coloro che scendono dal monte; la tristezza delle
pie donne che guardano da lontano; e soprattutto l’espressione dolce del tuo
corpo sereno, riflesso della tua anima che ha trovato la pace.
Tutto
è compiuto e tutto inizia: la tua gloria e la copiosa redenzione che hai
conquistato. In questa tregua di tre giorni, scendi nelle dimore della morte,
dove attendono i giusti.
Tolgono
dalla croce il tuo corpo rigido per deporlo tra le braccia di tua madre. Così
si conclude il più grande dramma della storia.
La
tua morte, Signore, ci affligge tutti, come se fosse morta una persona cara.
Tu
hai preso le nostre spoglie nel seno di Maria, questo corpo morto che ella ora
sostiene tra le sue braccia. Quanto grande fu la gioia nel darti alla luce,
tanto grande è ora la pena nel perderti.
Tua
Madre è rimasta al tuo fianco nel momento supremo; il «Sì» detto alla tua
Persona e alla tua causa, «l’Amen» alla sua maternità divina l’ha
condotta fino la Calvario, unita al mistero della redenzione del mondo. Ella ha
ascoltato dalle tue labbra morenti l’annuncio di una maternità nuova: «Donna,
ecco il tuo figlio!». Essere la Madre di Dio le ha imposto di essere la madre
di tutti i credenti. Vergine della solitudine e del dolore, riempi il vuoto nei
tuoi nuovi figli.
Gli
uomini vivono soli e cercano il chiasso e il divertimento per dimenticare la
loro condizione: solo tu puoi saziare il loro cuore esigente.
Lettore:
Signore Gesù, che ad ogni battezzato affidi una missione profetica, rendici
costantemente vigilanti per poter annunciare, con la nostra vita, il tuo amore e
dimostrare la tua presenza nel mondo.
–
Maria, vittoria della speranza sull’angoscia, •
mantieni viva la nostra fede
–
Vittoria della comunione sulla solitudine
–
Vittoria della pace sul turbamento
Sacerdote:
Gesù Salvatore, ci hai donato
tutto e ora anche tua Madre! Lei, con il cuore infranto dai tuoi tormenti, ci
insegni a dire sì nell’ora suprema e riempia il nostro cuore di fiduciosa
speranza. Tu non ci lasci soli e smarriti, ma presto – nel silenzio del cuore
– farai brillare la luce e la forza irrompente della risurrezione.
QUATTORDICESIMA
STAZIONE: Gesù è posto nel sepolcro
Sacerdote:
Dal Vangelo secondo san
Giovanni.
«Dopo
questi fatti, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto
per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo
concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo,
quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di
mirra e di aloe di circa cento libbre.
Essi
presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con oli
aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era
stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale
nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della
Parasceve dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino» (Gv 19,38-42).
Riflessione:
Una sepoltura è sempre triste; la tua non permette neppure di riunire i tuoi
amici: al calar della sera, nella fretta per il riposo che comincia, alcune
persone che ti erano vicine ti offrono questo ultimo servizio.
E
giaci in un sepolcro nuovo, custodito da coloro che ti temono anche da morto.
Non
hanno creduto in te, però ricordano le tua parole: «Dopo tre giorni risorgerò»
(Mt 27,63). Con la loro guardia, ci danno una prova del miracolo.
Il
cammino della croce non finisce dietro la pietra che ti nasconde ai nostri
occhi.
Aspetti
senza fretta il momento di convincere il mondo del tuo trionfo sulla morte e sul
sepolcro. Ma noi impariamo dalla tua sepoltura che non tutto finisce nella
tomba.
Dalla tua morte di tre giorni, sappiamo che la vita e la nostra morte sono una attesa della risurrezione gloriosa.
Lettore:
Signore della vita, fa’ che niente e nessuno ci separi da te. Nell’ora della
prova, il nostro cuore non dubiti del tuo amore e non venga mai meno la nostra
fiducia in te.
–
Vergine che hai creduto nell’impossibile, •
aiutaci a fidarci del Signore
–
Vergine che non hai temuto i progetti di Dio
–
Vergine che hai sperato anche oltre la morte del Figlio
Sacerdote: La tua benedizione, Padre santo, discenda con abbondanza sopra questo popolo che ha celebrato la morte del tuo Figlio con la speranza della sua risurrezione; scendano su di esso il tuo perdono e la tua consolazione; accresci la sua fede e guidalo alla salvezza eterna.