Rito della narrazione della pasqua

 


RITO DELLA LUCE

 

 Si inizia la celebrazione con il canto Te al centro del mio cuore

 

 

Ho bisogno d’incontrarti nel mio cuore,

di trovare Te, di stare insieme a Te:

unico riferimento del mio andare,

unica ragione Tu, unico sostegno Tu.

Al centro del mio cuore ci sei solo Tu.

Anche il cielo gira intorno e non ha pace,

ma c’é un punto fermo, è quella stella là.

La stella polare é fissa ed é la sola,

la stella polare Tu, la stella sicura Tu.

Al centro del mio cuore ci sei solo Tu.

 

Tutto ruota attorno a Te, in funzione di Te

e poi non importa il “come", il “dove”, e il “se”.

 

Che Tu splenda sempre al centro del mio cuore,

il significato allora sarai Tu,

quello che farò sarà soltanto amore.

Unico sostegno Tu, la stella polare Tu.

Al centro del mio cuore ci sei solo Tu.

 

 

Accensione delle lampade (in memoria degli Apostoli)

Il presidente accende un lume e benedice Dio, con questa preghiera, tratta dall’antica liturgia cristiana di Gerusalemme:

 

Ti ringraziamo, o Dio, per il Tuo Figlio Gesù Cristo, nostro Signore. Abbiamo terminato la giornata e siamo giunti a questa sera. Siamo stati saziati dalla luce del giorno, che tu hai creato per la nostra gioia. E ora non ci manca la luce della sera. Cantiamo dunque la Tua santità e la Tua gloria per il Tuo unico Figlio, nostro Signore Gesù Cristo. Per Lui e con Lui tu possiedi la Gloria, la Potenza e l’Onore, con lo Spirito Santo, ora e nei secoli dei secoli.

Amen

 

Mentre si canta Evenu shalom si accendono gli altri lumi

 

Evenu shalom alejem.

Evenu shalom alejem.

Evenu shalom alejem.

Evenu shalom, shalom, shalom alejem.

 

Diciamo pace al mondo, cantiamo pace al mondo,

la nostra vita sia gioiosa,

e il mio saluto, pace, giunga fino a voi


E sia la pace con noi. (3 volte)

 


CENA PASQUALE

PRIMO SEDER: consacrazione della festa

 

Benedizione del primo calice

Si mostra una coppa di vino; il presidente pronuncia la benedizione:

Benedetto sii tu, Signore, Dio nostro, re dei secoli, che hai creato questo frutto della vite. Benedetto sii tu, o Signore, Dio nostro, re del mondo, che ci hai scelti fra ogni popolo e ci hai santificati con i tuoi comani. Tu ci hai dato, o Signore nostro Dio, giorni segnalati per letizia; festività e solennità, per gioia; e questo giorno festivo delle azzime, giorno di santa riunione, festa della nostra libertà, sacro ricordo dell’uscita dall’Egitto, perché ci scegliesti e consacrasti fra tutti i popoli e ci hai dato le tue sante feste, con gioia ed allegrezza, in eredità. Benedetto sii tu, Signore, che santifichi Israele e le sue feste.

Ci si appoggia sul fianco destro e si beve la prima coppa.

 

Poi il presidente intinge le erbe amare e dice:

Benedetto sii tu, Signore, Dio nostro, re dell’universo, che ci hai fatto vivere, ci hai conservati e ci hai fatto giungere a questo istante.

Fa distribuire le erbe e tutti ne mangiano in silenzio.

 

Il presidente divide una azzima mettendone un pezzo sotto la tovaglia: si mangerà dopo la cena in  memoria dell’agnello. Solleva l’azzimo e dice:

Questo è il pane dell’afflizione che i nostri padri mangiarono in terra d’Egitto, chi ha fame venga e mangi, chi ha bisogno venga e facci pasqua. Quest’anno siamo qui, l’anno prossimo saremo in terra d’Israele; quest’anno siamo qui schiavi, l’anno prossimo saremo in terra d’Israele, liberi.

Fa distribuire l’azzima e tutti ne mangiano in silenzio

SECONDO SEDER: la narrazione della pasqua antica

 

Si mette il vino nei bicchieri, senza berne.

Il più giovane domanda:

Perché questa sera è diversa dalle altre sere?

Tutte le altre sere mangiamo pane lievitato; stasera solo pane azzimo.

Le altre sere mangiamo qualunque verdura; stasera solo erbe amare.

Tutte le altre sere beviamo come vogliamo; stasera appoggiati sul gomito. Perché?

Tutti rispondono:

Schiavi fummo del faraone in Egitto; ma di là ci fece uscire il Signore, nostro Dio, con mano potente e braccio disteso. Se il Signore non ci avesse liberati saremmo ancora schiavi. Benedetto nei secoli il Signore.

 

I lettori leggono dal libro dell’ESODO:

 

Es 12, 21-28

Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: “Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua. Prenderete un fascio di issopo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino.Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire. Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto? Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case”. Il popolo si inginocchiò e si prostrò. Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero.

 

Es 12, 37-42

Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini. Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero. Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio. Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrenta anni. Al termine dei quattrocentotrenta anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d'Egitto. Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.

 

 Si prende in mano l’azzima dicendo:

Quest’azzima che noi mangiamo, perché la mangiamo? Perché la pasta dei nostri padri non ebbe tempo di lievitare, poiché il Re dei Re, il Santo, benedetto Egli sia, si manifestò loro e li liberò subito, come è detto: “Fecero cuocere la pasta che avevano portato via dall’Egitto, focacce azzime perché non erano lievitate, perché erano stati cacciati dall’Egitto e non avevano potuto attendere, così che neppure si erano fatti provviste”.

 

Si prende in mano dell’erba amara e si dice:

Quest’erba amara che noi mangiamo, perché la mangiamo? Perché gli egiziani amareggiarono la vita dei nostri padri in Egitto, come è detto: “Amareggiarono la loro vita con duri lavori, costringendoli a preparare la creta e i mattoni, e a fare tutti i lavori di campagna. Tutti i lavori a cui li costringevano, erano con durezza”. In ogni generazione ciascuno ha il dovere di considerarsi come se egli stesso fosse uscito dall’Egitto, perché il Santo, benedetto Egli sia,  non liberò soltanto i nostri padri, ma noi pure liberò insieme con loro; come è detto: “Noi, egli fece uscire di là, per condurci qui e dare a noi la terra che aveva giurato ai nostri padri”.

Perciò è nostro dovere di rendere grazie, lodare, celebrare, glorificare colui che fece ai nostri padri e a noi tutti questi prodigi, che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalla soggezione alla redenzione, dal dolore alla letizia, dal lutto alla festa, dalle tenebre a splendida luce.

 

[momento di riflessione]

 

Al termine il Presidente alza il calice e benedice Dio:

Benedetto sii tu, Signore Dio nostro, re dell’universo, che ci hai liberato come liberasti i nostri padri dall’Egitto, e ci hai fatti giungere a questa notte, per mangiare in essa il pane azzimo e le erbe amare. Benedetto sii tu, Signore, che hai redento Israele. Benedetto sii tu, Signore, nostro Dio, re dell’universo, che crei il frutto della vite.

 

Tutti, appoggiandosi al gomito, bevono il vino.

Benedice Dio per le azzime e le fa distribuire.

Benedetto sii tu Signore, Dio nostro; Re dell’universo, che produci il pane dalla terra.

 

Intinge l’erba amara nella salsa e benedice Dio: poi tutti ne mangiano.

Benedetto sii tu, Signore, Dio nostro, re dell’universo; che ci hai santificato con i tuoi precetti e ci hai comandato di mangiare l’erba amara.

 

[Cena]

 

TERZO SEDER: benedizione del pasto

 

è questo il ringraziamento di cui parla il Vangelo

(da esso deriva la Preghiera Eucaristica della MESSA)

 

A.      Signori miei, benediciamo

R.      Benedetto sia il nome del Signore, ora e sempre

A.      Benedetto sia il nostro Dio perché mangiamo dei suoi doni e viviamo della sua bontà

R.      Sia egli benedetto e benedetto sia il suo nome

 

Si riempiono le coppe: è il calice di GESU'

Benedetto sia tu, Signore nostro Dio, re dell’universo, che nutri il mondo nella tua bontà, nella tua grazia e nella tua misericordia, che dai il nutrimento a ogni carne, perché tu nutri e sostieni tutti gli esseri e procuri il nutrimento a tutte le creature. Benedetto sia tu, Signore, che dai a tutti il loro nutrimento.

Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio nostro, per la terra desiderabile, buona e vasta che tu hai amato e dato in eredità ai nostri padri, per la tua alleanza che hai stabilito nella nostra carne, per la legge che tu ci hai dato, per la vita, l’amore, la grazia, il nutrimento che tu ci procuri in ogni tempo.

E per tutti questi benefici Signore nostro Dio, noi ti rendiamo grazie e benediciamo il tuo nome. Il tuo nome sia costantemente benedetto su di noi per sempre e nei secoli!

Benedetto sia tu, Signore, per la terra e per il nutrimento.

Abbi compassione Signore, nostro Dio, di Israele tuo popolo, di Gerusalemme tua città, del tuo santuario, della tua dimora e di Sion, dove risiede la tua gloria, e della grande e santa casa sulla quale è stato invocato il tuo nome.

Benedetto sia tu, Signore, che costruisci Gerusalemme. Amen

Benedetto sia tu, o Signore nostro Dio, re del mondo, padre nostro, nostro re, potente nostro creatore, nostro redentore, nostro formatore, nostro Santo, Santo di Giacobbe, pastore nostro, pastore d’Israele, re buono e benefico verso tutti, che ogni giorno ci ha beneficati, ci benefica e ci beneficherà, ci ha colmato, ci colma e ci colmerà sempre di favori, di benignità, di pietà, di salute, di consolazione, di alimento, di sostentamento, di misericordia, di vita, di pace e di ogni bene; nessun bene ci farà mancare. Benedetto sia tu, o Signore, nostro Dio, re del mondo, creatore del frutto della vite.

Si beve il terzo bicchiere di vino.

 

Si canta           Dolce sentire - Ti ringrazio

 

Al termine ci si scambia un sincero gesto di pace e di comunione fraterna.

 

Per Cristo, con Cristo ed in Cristo a Te,

Dio Padre onnipotente,

ogni onore e gloria, nell’unità dello Spirito Santo

per tutti  i secoli dei secoli.

Amen

 

I testi sono tratti da E. Lodi, Liturgia della Chiesa, EDB;

cfr anche O. Carena, Cena ebraica per comunità cristiane, Marietti.


 

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